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MAURIZIO GRITTA IRIS

Page history last edited by giordano golinelli 13 years, 5 months ago

Intervista a Maurizio Gritta

Cooperativa agricola IRIS BIO

(Calvatone, CR)

 

 

TEMI: biologico cereali cultura gas sementi solidarieta territorio tradizioni

 

ASCOLTA

 

Trascrizione

 

LAST FOOD - Ci racconti un po' dove siete, che cosa si produce nella vostra azienda, quanti siete, insomma, cosa ci  sta dietro.

Maurizio Gritta, IRIS - La cooperativa agricola è sita in Calvatone all'interno del parco Oglio sud, siamo a circa 80 km da Milano tra Milano e Mantova sulla statale 10 sulla Padania inferiore. L'azienda è un'azienda agricola totalmente biologica di 37 ettari e la cosa molto bella, molto interessante, è che la Cooperativa Agricola IRIS è un gruppo di giovani che nasce per fare agricoltura biologica ed eravamo figli di braccianti. Quindi quando ci mettiamo insieme abbiamo, anche secondo noi, la bella idea di farne una proprietà collettiva. L'azienda agricola, la cooperativa, il terreno, i beni dove  si coltiva poi con il metodo biologico,  non sono di proprietà di qualcuno bensì di proprietà dell'IRIS, nessuno di noi ha un pezzettino di terra intestata  ma la proprietà è collettiva.

LF - Quando avete cominciato, da quanto tempo esistete, qual' è stato un po' il percorso dell'azienda nel tempo?

MG - Abbiamo cominciato nel lontano 1978, eravamo un gruppo di ragazzi giovani, io ero già allora il più vecchio, sono tuttora il più vecchio e nel '78 con l'aiuto dei nostri papà, in particolare di papà Angelo e di papà Franco e di quella grande persona che è stata Ivo Totti per molti del biologico italiano, abbiamo iniziato a coltivare con il metodo bio. Noi provenivamo da esperienze diverse, io studiavo e provenivo dal mondo dell'agricoltura, ma altri erano artigiani, altri erano studenti e quindi è stata una volontà giovanile di mettersi insieme per coltivare col metodo biologico per avere un altro modo di produrre che rispettasse l'ambiente, che rispettasse l'aria, che rispettasse l'acqua; noi amiamo dire che l'uomo è al centro del progetto, quindi rispettando la dignità dell'uomo, chiunque esso sia, qualunque ruolo esso abbia all'interno dell'azienda. Questa è un po' la nostra esperienza nata nel 1978.

LF - Perchè avete scelto il biologico ma soprattutto che cosa comporta lavorare nel settore del biologico, quali sono gli aspetti positivi ma anche i prezzi da pagare?

MG - Perchè abbiamo scelto il bio? Perchè noi eravamo figli di braccianti, di gente che lavorava alle dipendenze degli agrari cremonesi o bresciani e i nostri papà ci avevano fatto capire che l'evoluzione dell'agricoltura non era un'evoluzione positiva. E' vero che si zappava meno ma è altrettanto vero che, io mi ricordo una frase di Ivo Totti che per noi è emblematica e attaccata nella nostra sede, che diceva che se non si riconverte la mentalità del contadino non basta riconvertire le coltivazioni sulla Terra. Penso che questo sia un pò il senso, quindi le motivazioni per noi sono quelle di produrre in armonia con l'ambiente e anche di proporre un modello economico che sia rispettoso di tutti. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi, tra i vantaggi la soddisfazione di vedere che riusciamo a crescere, a farci contaminare e a contaminare continuamente e questo è l'aspetto molto positivo: vedere che i consumatori apprezzano i nostri prodotti, vedere che  i consumatori vengono da tutte le parti d' Italia  a comprarseli o anche dell'estero. Gli aspetti negativi è che siamo ancora lontani, tutte le aziende biologiche, tutti coloro che possono credere in un modello di coltivazione e di alimentazione diverso dall'avere sufficiente autonomia. Noi viviamo per esempio molto male il problema delle sementi, il problema delle sementi sta diventando un problema gravissimo, non se ne trovano, se ne trovano poche, ce le dobbiamo scambiare con il resto del mondo anche a rischio a volte di essere dentro un ambito legale perchè purtroppo le sementi sono molte volte tenute sotto controllo perchè sono un business, altro che sovranità alimentare. Questo è l'aspetto più negativo che la cooperativa sta vivendo negli ultimi anni, il reperimento proprio delle sementi per coltivare in modo autonomo sementi autoctone, sementi di qualità, sementi che possono permetterci di produrre un prodotto sano, un prodotto organoletticamente valido.

LF - Mi viene una domanda fuoriprogramma, a scuola ci insegnano, ci fanno vedere soprattutto alle elementari l'agricoltura, il contadino, il campo, la fattoria felice un pò da spot pubblicitario poi si scopre che l'agricoltura invece è industria e che si è completamente scollegato il filo che c'è sempre stato tra produzione e consumo; noi siamo andati per strada a fare delle interviste proprio sui cereali, sul pane per esempio e abbiamo scoperto che c'è il vuoto totale, il vuoto pneumatico. Che cosa fate voi, immagino lo facciate, me ne hai anche già anticipato, per ricostruire dei legami di conoscenza tra produzione e consumo?

MG - Guarda, diciamo che se questa domanda non ti veniva bisognava farla piovere per forza, perchè al di là di quello che facciamo, noi crediamo fermamente che il modello produttivo del biologico debba per forza essere anche un modello culturale. Da sempre la cooperativa IRIS, fin dai primi giorni, ha programmi chiamiamoli didattici non finanziati tra l'altro, quindi che dipendono dall'economia aziendale. Faccio un esempio su tutti:abbiamo un laboratorio artigianale dove un fornaio biologico da 3 generazioni, da nonno papà e figli, insegna ai bambini che vedono il grano nel nostro campo, abbiamo il mulinetto per molirlo, impastano, cuociono il dolce e se lo portano a casa, oppure facciamo visitare le galline. All'IRIS passano circa 1000 studenti all'anno in visita, che siano delle elementari, delle medie o delle università, anche se purtroppo questi ultimi vengono quasi sempre dall'estero, siamo più guardati dal modello universitario estero che non da quello italiano. Quindi per noi dando una zucca biologica o dando un pacchetto di pasta biologica, insieme diamo sicuramente l'informazione  a chi mangia, perchè è assolutamente vero quello che dicevi, c'è lo scollegamento tra il prodotto della terra e l'industria alimentare. In questo senso, essendo sempre stato nel nostro DNA, nel DNA dell'IRIS, questa volontà di trasmettere al nostro consumatore, che diventa un nostro finanziatore, un nostro sostenitore, 4 anni fa abbiamo anche rilevato l'industria che faceva la pasta a marchio IRIS, abbiamo chiuso la filiera sui cerali e gestiamo direttamente anche il pastificio. Quindi si può, si deve fare in termini culturali, si può fare in termini gestionali. Oggi i nostri consumatori, in particolare i GAS che sono i nostri consumatori più attenti dell'IRIS, sono per noi uno stimolo, un pungolo ma sono anche i nostri reali finanziatori. Visitano il pastificio, visitano l'azienda agricola, non c'è un angolo che loro non tocchino direttamente, questa è cultura e questa è diffusione di un modello di produzione

LF - Bene, grazie, hai risposto anche alla domanda successiva, cioè sui vostri canali commerciali e soprattutto i rapporti con i GAS. Vuoi aggiungere qualcosa su questo?

MG - Ecco sì, come canali commerciali in Italia per noi sono i gruppi di acquisto, infatti il prodotto IRIS che si trova nei negozi è perchè sono i negozi che cercano il prodotto IRIS ma per noi veramente il lavoro in Italia è fatto soprattutto con i GAS. Tutti gli anni ormai si tiene un momento culturale molto importante  in cascina, quest'anno è stato il 17 maggio dove c'è stato un dibattito che farà nascere qualcosa, una carta fra consumatori e produttori, consumatori GAS, con la S di solidale, consumatori che sanno che mettendo mano al portafoglio aiutano a diffondere un modello di produzione più rispettoso anche all'estero, perchè purtoppo, o per fortuna, essendo nati 30 anni fa abbiamo dovuto anche aprire mercati esteri. Anche se magari a volte spostiamo prodotti poveri abbiamo collegamenti non con  il mondo ma con importatori che condividono questo tipo di valore, cioè non la vendita fine a sè stessa ma la vendita che sostiene un progetto di produzione .

LF -  Bene, faccio un'ultima domanda con una breve premessa.

I cereali, anche questo si sa fin dalla scuola, sono la base dell'alimentazione umana, sono veramente nel DNA di tutti noi e di tutte le culture eppure facendo anche delle brevi ricerche si scopre che la maggior parte delle varietà di cereali non sono conosciute, se ne usano molto poche che si stanno diffondendo a larga scala, poi non parliamo anche di queste epoche che sono geneticamente modificate. Sempre facendo un pò di ricerche si scopre che la produzione di cereali nel mondo potrebbe sfamare tutta l'umanità ma non è per lo più destinata all'alimentazione umana. Voi questa cosa la sentite? la vivete? avete delle soluzioni? insomma state praticando delle alternative anche per uscire da questa spirale che vede da una parte un mondo  che produce quantità di cibo enormi e dall'altra però intere fette dell'umanità che soffrono la fame, che non producono per mangiare ma producono per altro? Ti sollecito una riflessione su quest'ultimo punto un pò più largo.

MG - Noi cerchiamo di fare tutto il possibile nel nostro piccolo, alcuni esempi: in questi ultimi 10 anni scambiandoci le sementi con il resto del mondo, dall'Italia, al Centro America, al Brasile, alle Filippine ai tedeschi, agli svedesi stiamo cercando di recuperare tutti i cereali, tutte le poligonacee, vedi il grano saraceno, il farro, che tutti ne parlano, però noi abbiamo recuperato il Tritticum Diccocum, tutti dicono ce che hanno il Tritticum Diccocum ma chi lo coltiva veramente sono in pochi e cerchiamo non solo di coltivarlo. Faccio l'esempio dell'ultimo che abbiamo fatto, il grano saraceno l'abbiamo recuperato 5 anni fa da un componente di un nostro gruppo di acquisto solidale, tu pensa un consumatore si chiude il cerchio. Questo consumatore aveva un piccolo appezzamento dove coltivava grano saraceno, noi ci siamo presi il seme l'abbiamo reso coltivazione: il grano saraceno è una poligonacea, impropriamente il consumatore lo chiama cereale ma per capirci è una pianta simile ai grani come coltivazione, per cui l'abbiamo coltivato per 3 anni, abbiamo messo a punto la coltivazione, abbiamo ricavato il seme e siamo andati nelle zone marginali delle Langhe e in Calabria a portarlo, a diffonderlo,a farlo coltivare, a riportarlo in IRIS ma lasciando il valore aggiunto sul territorio, la pulizia, la decurticazione, la molitura recuperando dei piccoli impianti sul territorio. Con questo grano saraceno dai primi di settembre di quest'anno uscirà la prima galletta, quella per fare colazione , 100% grano saraceno. Pensa un vegetariano quante proteine potrà assumere da quella galletta e IRIS sarà nel suo piccolo l'unica azienda ad averla in Europa. Ma a noi non interessa solo il prodotto finale che è quello che da l'economia a tutta la filiera a ritroso ma interessa che le zone marginali ne facciano una propria cultura di coltivazione, lo possano coltivare e quindi dare un alimento che non sia solo prodotto per gli animali, basterebbe sapere quanto un maiale consuma in acqua o in cereali per ogni kg di carne che sono dati ufficiali. Ad esempio IRIS ha un allevamento di 28 maiali completamente liberi su 12000 metri di terreno, quindi i consumi e l'allevamento sono completamenti diversi, non c'è il cereale finalizzato al maiale bensì lo scarto del pastificio finisce al maiale poi il maiale beve e si alimenta con il pascolo. Questo è un concetto di agricoltura completamente diverso e per fare questo ci scambiamo i semi e le conoscenze con molti altri contadini del territorio italiano, europeo e mondiale. Il nostro lavoro è proprio anche quello di mettere, ti faccio un esempio, noi coltiviamo mais solo per l'alimentazione umana: il vecchio settefile bergamasco per far la polenta. L'animale deve essere allevato, l'allevamento non deve essere l'allevamento in un'azienda biologica ma deve essere una delle attività che l'azienda biologica fa, insieme alla coltivazione degli ortaggi, alle rotazioni, insieme all'equilibrio che le siepi ci danno degli insetti, insieme al diffondersi della cultura. Agricoltura e cultura devono essere due cose che vanno a braccetto, solo così possiamo pensare di avere un'agricoltura che alimenta le persone e non che sfrutta il territorio e le risorse.

 

Per approfondire:

 

http://www.irisbio.com/ Sito della Cooperativa IRIS Bio

http://www.gasmilano.org Sito dei gruppi di acquisto solidale (GAS) di Milano e provincia

http://www.retecosol.org/ Rete di Economia Solidale

http://www.retegas.org/index.php Rete dei GAS nazionali

http://www.semirurali.net Rete semi rurali - Rete per la conservazione dell'agrobiodiversità in Italia

 

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