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PIERO RICCARDI REPORT

Page history last edited by giordano golinelli 13 years, 5 months ago

Intervista a Piero Riccardi

autore, regista Report

 

 

TEMI: agricoltura alimentazione consumi disequilibri fame gdo modelli paradossi pubblicita

 

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Trascrizione

 

Piero Riccardi: Mi chiamo Piero Riccardi, ho 54 anni, sono nato a Roma, e nella vita mi occupo di televisione, sono autore televisivo, regista, faccio inchieste.

LF: Ci potresti descrivere una o due pubblicità di alimenti? Non so, le immagini, le parole, i personaggi, i messaggi...

PR: Mah, più che due pubblicità in particolare, quello che mi viene in mente sono, riguardo al cibo, due pubblicità specifiche, due tipologie che mi colpiscono: uno è la pubblicità tipo Barilla, Mulino Bianco, che rimandano a delle immagini di casa, di serenità, di tranquillità, un modello molto accattivante riguardo al cibo; la seconda è quella che sul cibo si occupa del risparmio, quindi del sottocosto, del paghi 2 prendi uno, prendi due...queste due tipologie di pubblicità mi colpiscono, insomma.

LF: Perchè in televisione vediamo un sacco di spot di acqua minerale, o di carne in scatola, o di merendine confezionate, e non invece di frutta o di verdura fresca?

PR: Dunque, forse che più di carne in scatola, direi adesso vanno di moda i secondi pronti, quindi tipo panatine, crocchette, bocconcini, una volta forse era più di carne in scatola, comunque... L'acqua e i secondi piatti o le merendine muovono interessi enormi, ci sono ricarichi di guadagno molto alti, e ci sono poi sostanzialmente pochi gruppi che gestiscono questi cibi. La frutta e la verdura non muovono grandi soldi, perchè sono alla base del cibo, no, una mela o un pomodoro, ma questi non sono più nell'immaginario di oggi; un pomodoro solo o una mela sola non rimanda a niente, la pubblicità è del succo di mela, e quindi dev'essere accattivante l'immagine del succo di mela, ma la mela in sè non ha un'immagine, un pomodoro è buono è un pomdoro fresco, genuino, profumato, il pomodoro nel barattolo affascina perchè è già pronto, c'è uno chef che l'ha preparato, quindi ti dimentichi del pomodoro che sta alla base, e ti concentri sul prodotto, sul cibo finito.

LF: E quanto influisce secondo te la pubblicità sui consumi alimentari, e perchè, e a che cosa dobbiamo stare attenti se vediamo una pubblicità di questi prodotti?

PR: La pubblicità incide tantissimo sul successo di un prodotto o di una catena, di una catena alimentare, supermercati, ipermercati, e quello a cui bisogna stare attenti, penso dietro alle pubblicità, come raccontavo anche nella risposta precedente sugli spot,  spesso ci mostra un modello accattivante, ci fa entrare dentro un modello accattivante, ci suggerisce che consumando quel prodotto entriamo in un modello di felicità, di serenità, di casa serena... quindi penso che più che il cibo, ci stanno facendo entrare dentro a un modello, è lì che bisognerebbe stare attenti, e cercare invece più il valore del cibo in sè, più che il modello di pasta, di famiglia che consuma quella pasta, dovremmo essere un pochino più attenti a che cosa c'è dentro a quella pasta, com'è fatto il grano, al di là dell'immagine bella dei campi di grano, bisognerebbe sapere che quel grano è fatto in maniera più pulita possibile, più sana possibile, quindi che quella pasta che deriva da quel grano sia la più salutare e salubre possibile.

LF: E' vero che il Paese cresce di più se io faccio la spesa al supermercato invece che al mercato o direttamente dal produttore? E chi ci guadagna e chi ci rimette?

PR: Nel modello attuae che vede la crescita di un Paese vincolato soltanto sulla crescita del PIL, il Prodotto Interno Lordo, è chiaro che il supermercato è un'immagine che rientra perfettamente in questo modello economico. Io non credo che la spesa al supermercato faccia crescere il Paese, nelle mie inchieste ho visto che nella grande distribuzione, per esempio, c'è moltissimo spreco, ma non solo quello che si spreca nel supermercato, ma anche quello che si spreca nei campi, perchè il supermercato vuole per esempio dei prodotti tutti quanti uguali, tutti quanti di una pezzatura, tutti quanti...e quindi viene sprecato nel campo, viene sprecato nelle confezioni, che sono sempre più importanti nei cibi, e viene sprecato poi alla fine nel supermercato, e viene sprecato poi alla fine anche nelle case, perchè nella spesa dei supermercati c'è molto spreco. Ora, se assumiamo che più si consuma, più aumenta il PIL, quindi più si spreca e più aumenta il PIL, ora questo fa crescere il Paese, ora io non creedo che questo sia un buon modello di calcolo di crescita del Paese. Chi ci guadagna, sicuramente sono i gruppi, chi ci rimette sicuramente sono i produttori, perchè la pressione che la grande distribuzione per abbassare il costo finale attua, è una compressione del prezzo alla base, tant'è vero che oggi, quest'anno le pesche che stavano a 2,50 euro poi al consumatore finale venivano pagate 20 centesimi, è cronaca di quest'estate, venivano pagate 20 centesimi ai produttori, che le lasciavano sugli alberi. Quindi il prodotto vale come primizia, ma poi quando c'è il prodotto vero sui campi viene lasciato perchè il prezzo crolla, cioè tutto questo sicuramente fa guadagnare ai grandi gruppi che controllano la distribuzione del cibo, e sappiamo che in Italia i grandi gruppi sono 5, i produttori sono frammentati e sono spesso vittime di questa logica di distribuzione del cibo.

LF: Abbiamo visto che Report ha spesso trattato temi legati all'alimentazione nel mondo. Perchè avete deciso di parlarne?

PR: Perchè il cibo e l'agricoltura che produce il cibo è la base essenziale della vita, dell'uomo, della sopravvivenza dell'uomo sul Pianeta, perchè parlando di cibo parliamo di terra, di acqua, di salute, quindi sono temi fondamentali che ci riguardano da vicino.

LF: Ci puoi raccontare le due cose più inquietanti che avete scoperto con le vostre inchieste, e le due più confortanti?

PR: Le due cose più inquietanti, uno per esempio è quando noi andiamo a comprare nel supermercato il cibo è molto astrattizzato, è un'immagine, e spesso compriamo un cibo per l'immagine come ci colleghiamo a due tipi di pubblicità che abbiamo segnalato, o perchè risparmiamo. Spesso quando andiamo al supermercato, spesso compriamo ad esempio tre chili d'arance a 1,50 euro. Se i tre chili, per esempio oggi l'olio extravergine di oliva in bottiglia, questi prezzi oggi sono fuori ogni logica, perché se le arance io le sto pagando 1,50 euro per tre chili, è chiaro che dietro, se noi risaliamo tutta la filiera che le ha prodotte, non ci dobbiamo poi meravigliare che quelle arance sono raccolte nei campi, o quei pomodori, sono raccolti nei campi da raccoglitori, da immigrati clandestini che guadagnano 20 euro l'ora, e 20 euro al giorno. Allora, non ci possiamo indignare che esistono i clandestini, e poi vogliamo le arance a 1,50 euro. Dietro alle arance a quel prezzo, dietro ai pomodori a quel prezzo, abbiamo trovato che i raccoglitori sono spesso clandestini mal pagati, pagati al nero. Qui non abbiamo cercato le colpe, se la colpa è dell'agricoltore che deve utilizzare, l'agricoltore è l'anello più debole, oggi come oggi, di questa catena che è gestita da altri e più grossi interessi, per cui se al produttore di pomodoro, come abbiamo trovato in Puglia, vengono pagati 7-8 centesimi al chilo, come si fa a raccogliere? Ritorniamo al fatto che in Emilia Romagna quest'anno non si sono raccolte le pesche perchè venivano pagate troppo poco.

Le cose confortanti, devo dire ho cercato di raccontarne diverse, ci sono per esempio i Gruppi d'Acquisto Solidali, che si stanno diffondendo, sono gruppi di consumatori che si mettono insieme e fanno degli acquisti solidali direttamente da chi produce, in modo da non andare al di sotto di certi prezzi, hanno dei vantaggi nel comprare dal produttore, hanno comunque un prodotto controllato da loro stessi, di eccellente qualità, nello stesso tempo lo stanno pagando poco, e quindi non ci sono sprechi, nella catena che è importantissima. Sono, per esempio, esempi come l'Ospedale di Asti, dove invece di gestire la mensa con una gestione tradizionale, cioè di acquisto di un cibo già pronto, di rifornirsi da un gestore di cibo che compra al prezzo più basso, si sono messi d'accordo, hanno creato un protocollo che ha visto i produttori locali rientrare nella fornitura delle mense, e quindi ha creato un meccanismo virtuoso di cibo migliore dato ai pazienti dell'Ospedale, e ha creato invece, promosso, l'economia locale, quindi anche produttori piccoli sono potuti entrare in un appalto come la mensa di un grande Ospedale, creando un meccanismo virtuoso economico. Questo abbiamo cercato di raccontare con Report, che il problema del cibo è un problema economico, che va dal clandestino al supermercato, dal produttore a come produce, a cosa arriva sulle nostre tavole, quindi è un problema economico, va risolto nella sua globalità.

LF: A un consumatore di tipo tradizionale, che volesse cambiare il suo stile di vita partendo dai consumi alimentari, che cosa suggeriresti di fare?

PR: Innanzitutto penso che un consumatore che volesse cambiare il suo stile di vita deve informarsi di quello che sta comprando, deve informarsi per capire se per esempio quello che sta comprando non solo è salutare, ma ha anche un prezzo giusto: se io sto comprando dell'olio extravergine a 3 euro la bottiglia come sta avvenendo in questi giorni, se io faccio un calcolo banalissimo, levo il costo del tappo, della bottiglia di vetro, del supermercato che ci sta guadagnando, dell'imbottigliatore, del trasportatore, del frantoio, di chi l'ha raccolto, ecc. ecc., cioè dico di olio, dentro, quanto ce n'è...partendo da un euro al litro, quanto olio ci può stare, quant'è l'olio che ci sta dentro...e ti accorgi che non è possibile! Cioè ci sono dei paradossi oggi che possiamo anche noi stessi capire, cioè non ci possiamo girare dall'altra parte e dire "Beh io trovo l'olio extravergine a tre euro, trovo la scatola di pelati a 30 centesimi", e la scatola di pelati a 30 centesimi molto probabilmente che qualche cosa che non va dietro quella scatola, cioè ci può essere il lavoro clandestino, per esempio, lavoro nero: ecco, queste cose ci dobbiamo chiedere, come dice anche Petrini: "un cibo buono, pulito e giusto significa questo, dev'essere buono perchè deve piacere, giustamente, dev'essere pulito perchè devo cercare che il cibo sia più salutare possibile, e sia anche giusto, cioè che abbia un prezzo giusto, che abbia remunerato chi lo ha prodotto, perchè dietro a un succo di mele c'è una mela, e quindi dev'essere una mela buona, dev'essere una mela sana, perchè da più possibile senza pesticidi, che non ha distrutto ambiente, che non ha inquinato acque, e che sia giusta nel senso che il lavoro che c'è dietro sia stato giusto."

LF: Nelle vostre puntate di Report dedicate al cibo, si è parlato anche del Sud del mondo, dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, delle situazioni alimentari in alcuni di questi Paesi. Che idea ti sei fatto, noi abbiamo scoperto delle cose che possono sembrare incredibili, Paesi dove si soffre la fame che se vai a vedere il loro bilancio economico e commerciale, esportano cibo verso l'Europa! Non producono il cibo che serve a sfamare la loro popolazione ma producono il cibo che si può vendere meglio sul mercato internazionale, quindi caffè, cacao, banane, ecc. ecc. E siamo convinti che anche i consumatori qui possano fare qualcosa per risolvere il problema della fame nel mondo, non mettendo le mani nel portafoglio, ma cambiando alcuni comportamenti. Che riflessione ti senti di fare su questo, che è un tema effettivamente lontano che però secondo me è concretamente vicino a noi, si trova in tutti i supermercati la fame nel mondo, no?

PR: Mah, guarda, riguardo la fame nel mondo io penso questo: si dice "bisogna produrre più cibo perchè dobbiamo sfamare il mondo, noi siamo Paesi ricchi": io penso che è un atteggiamento obiettivamente sbagliato, non siamo noi che dobbiamo sfamare i Paesi poveri, probabilmente dobbiamo cambiare atteggiamento, sia al nostro interno, sia nei loro confronti. Riguardo al nostro modello alimentare, per esempio, ci sarebbero molte cose da dire, che sono sbagliate, che provocano carenza di cibo, che non manca, badiamoci bene, perchè: perchè noi mangiamo quantità di carne eccessive, è uno spreco mostruoso di carne, per cui consumiamo quantità di cereali come i legumi e la soia, che potrebbero sfamare tre pianeti: ne consumiamo tanta, la carne ci fa male, ci ammala, consumiamo più soldi perchè ci ammaliamo perchè mangiamo troppa carne, ma continuiamo a mangiare troppa carne, distruggendo cereali e legumi che potrebbero essere un ottimo cibo. Sono stati fatti calcoli, che vanno dalle 7, alle 8, alle 10, alle 12 proteine vegetali che può produrre un animale. Un cibo ci fa male, ma continuiamo a produrlo, e diciamo che manca cibo. Un altro paradosso, che è proprio di questi giorni: il latte, noi stiamo producendo latte – me ne sono occupato appunto nell'inchiesta che s'intitolava "Carne" per Report – noi per produrre più latte che viene pagato sempre meno, facciamo produrre alla vacche quantità di litri giornalieri che sono pazzeschi, sono arrivate le vacche a produrre 70 litri. Le vacche dopo due anni muoiono stremate, e con tutto ciò il prezzo del latte continua a decrescere. È arrivato in questi ultimi giorni, in questi ultimi mesi, in quest'ultimo mese, è arrivato a 20 centesimi al litro: e i produttori non ci stanno più, anche producendo 70 litri, anche facendo morire le vacche dopo due anni. Allora si sono messi tutti quanti insieme, hanno chiesto al maggior esperto in Italia di produzione di carne bovina e di latte come si fa a rialzare il prezzo del latte in Italia: la pensata è: "Bisogna distruggere il 15% di latte, ed il latte aumenterà di 7-8 centesimi, se ne distruggiamo il 25% il prezzo aumenta di altri 12-13 centesimi. Cioè, l'Italia produce poco latte, cioè meno latte di quanto ne consuma: però il prezzo del latte è talmente basso che per farlo rialzare dobbiamo distruggere altro latte. Cioè, se tutto questo non è un paradosso...! è un paradosso che ormai non ha più senso, ma sono queste contraddizioni che stanno creando, che creano la fame nel modno, quindi bisogna ricreare dei rapporti sani, e al nostro interno, e nei confronti di scambio con il Terzo Mondo, con i Paesi sottosviluppati, con il Quarto mondo ecc. ecc., che sarebbero autosufficienti, e lo sono sempre stati, gli abbiamo noi dato dei modelli alimentari che li hanno portati alla fame perchè producendo grano lì dove magari non si poteva produrre grano, invece si poteva produrre manioca, e che era un alimento altrettanto nutriente e basilare, li stiamo costringendo, stiamo vedendo che l'Africa, in questi giorni, in questi ultimi giorni è preda di grandi multinazionali che stanno sequestrando terreni per produrre terre vastissime per produrre cibi da portare fuori dell'Africa, è chiaro che non è un'agricoltura che è funzionale all'Africa, e tutto questo porterà a un degrado ancora maggiore, a una sottomissione ancora maggiore di chi in questo momento non sta producendo cibo.

 

Per approfondire:

 

Puntata di Report su cibo, stagioni, commercio, lavoro, salute (Buon appetito!)

Puntata di Report su agricoltura, chimica, salute e biodiversità (Il piatto è servito)

Puntata di Report sulla carne (Il re della bistecca)

Puntata di Report sulla carne (Carne per tutti)

 

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