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Scheda informativa 1 – Obiettivi di Sviluppo del Millennio

Page history last edited by giordano golinelli 14 years, 4 months ago

Nel Settembre del 2000, dopo un decennio costellato da importanti conferenze e summit delle Nazioni Unite, i leader mondiali riuniti al quartier generale dell’ONU a New York adottarono la Dichiarazione del Millennio dell’ONU, impegnando le rispettive nazioni in una nuova partnership globale per ridurre l’estrema povertà e stabilire una serie di obiettivi a scadenza – termine stabilito: 2015 – noti come gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM). Gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) – tra i quali compaiono il dimezzamento della povertà estrema, lo stop alla diffusione dell’HIV, l’introduzione dell’istruzione elementare universale, il tutto entro il 2015 – costituiscono un programma accettato da tutti gli Stati del mondo e dalle maggiori istituzioni attive nello sviluppo a livello mondiale. Costoro hanno compiuto sforzi senza precedenti in direzione delle esigenze dei più poveri al mondo.

In particolare, l’Obiettivo Uno mira a sradicare l’estrema povertà e la fame mediante tre strumenti:

Obiettivo 1: dimezzare tra il 1990 e il 2015 la quantità di gente che vive con meno di 1 dollaro al giorno.

La continua crescita economica in tutte le regioni in via di sviluppo indica una costante riduzione della povertà fino al 2007. L’obiettivo di dimezzare entro il 2015 la proporzione di gente che vive nei Paesi in via di sviluppo con meno di 1 dollaro al giorno non è ancora raggiunto. Ad ogni modo questo risultato sarà dovuto in primo luogo alla straordinaria crescita economica di gran parte dell’Asia. Al contrario le stime dimostrano come siano stati compiuti pochi progressi nell’ottica della riduzione della povertà nell’Africa Sub-Sahariana.

Il recente aumento del prezzo dei beni alimentari ha avuto un effetto diretto e nefasto sui poveri. I più colpiti sono quelli che non producono da sé il cibo, in effetti una grossa fetta delle loro spese è costituita dal cibo. I maggiori prezzi degli alimentari limitano loro la possibilità di procurarsi non soltanto il cibo, ma anche altri beni e servizi di prima necessità, incluse istruzione ed assistenza sanitaria.

Tra l’altro si prospetta che i più alti prezzi del cibo costringeranno alla povertà un sempre maggior numero di individui; le stime al riguardo parlano di oltre 100 milioni di nuovi poveri.

 

 

Obiettivo 2: fornire piena e produttiva occupazione ed un impiego decente per tutti, donne e giovani inclusi.

La riduzione della povertà non può prescindere da una piena e produttiva occupazione e da un impiego decente per tutti. La percentuale di popolazione attiva realmente impiegata è un buon indicatore della capacità che un’economia ha di creare lavoro.

Per le donne essere restare al di fuori della forza lavoro spesso non è una scelta. Tante donne in queste regioni opterebbero per il lavoro se solo fosse socialmente accettato, se fossero creati dei mestieri per le donne e se le istituzioni fossero in grado di supportarle nel conciliare le responsabilità del lavoro con quelle della famiglia.

 

 

Obiettivo 3: dimezzare tra il 1990 e il 2015 la quantità di gente che soffre la fame.

I bambini al di sotto dei 5 anni che soffrono la fame sono diminuiti dal 33% (1990) al 26% (2006). Comunque alla fine del 2006 nei paesi in via di sviluppo il numero di bambini sottoalimentati superava i 140 milioni. Dal momento che la denutrizione fra i bambini di questa età è largamente rappresentativa della fame sul totale della popolazione, il progresso non è sufficiente per raggiungere gli OSM. Quel che è peggio è che l’aumento dei prezzi non potrà che esacerbare la situazione globale.

La scalata dei prezzi è guidata in parte dall’interruzione delle forniture, ma soprattutto dall’aumento della domanda dovuto dal cambiamento delle abitudini alimentari, dalla crescita economica, dall’esplosione demografica, dall’urbanizzazione, dall’utilizzo di piantagioni per la produzione di biocarburanti, nonché da politiche agricole inadeguate, come i sussidi per i paesi sviluppati.

 

 

(fonte: http://www.un.org/millenniumgoals/poverty.shtml)

 

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